domenica 27 maggio 2012

La Rimembranza



Durante la shoah morirono un milione e mezzo di bambini e neonati che Hitler considerava nemici. Un bambino è una creatura che dipende dagli altri, un bambino è speranza, un bambino è gioia, un bambino è orgoglio, un bambino è innocenza, un bambino è immaginazione, un bambino è sorriso, un bambino è gioco, un bambino è responsabilità, un bambino è purezza, un bambino è istruzione, un bambino è creatività. Secondo l’ideologia nazista i bimbi ebrei andavano uccisi per evitare che diventassero grandi, bisognava privarli del pane per darlo ai soldati.
Nei diari qualche ragazzino ricorda la sofferenza provata alla requisizione delle biciclette. Allora bisognava andare a scuola con il tram. Poi fu proibito di andare in tram e i bambini dovevano andare a scuola a piedi. A volte camminare un’ora e mezza. Infine furono cacciati dalle case e deportati, privati di tutto e una moltitudine mandata nelle camere a gas al loro arrivo. Quei piedi che avevano indossato belle e comode scarpe dovettero indossare zoccoli di legno scomodi che facevano le piaghe. Quando gli zoccoli si consumavano i bambini restavano a piedi nudi e c’era la neve. Faceva tanto freddo.
Il letto era sparito solo tavole dure e coperte sporche piene di cimici per coprirsi. Dura,  durissima, tremenda la vita nei campi di concentramento dove la cattiveria incattiviva pure le mamme.
Una sopravvissuta, Goti Bauer, ricorda nella sua testimonianza di essere diventata amica di una bimba ungherese, la cui madre le prendeva il suo pezzetto di pane. Un esempio bello è invece quello di Alice Herz Sommers, che durante la prigionia ebbe accanto a sé il figlioletto di sette anni. Quando Raphael diceva  di aver fame, lei se lo stringeva al petto. Lo rassicurava dicendogli che era più importante il pane della mente. Poi scoppiava a ridere e abbracciandolo e ridendo non pensava più di aver fame. Alice è ancora viva, ha 108 anni, si prende cura di se stessa, suona ancora il pianoforte tre ore al giorno, tre volte alla settimana frequenta lezioni di letteratura, di storia ebraica e di filosofia.
 La fame terribile  a che cosa spingeva? A cercare anche le bucce di patate  tra i rifiuti.  Si mangiavano le tenere erbe che spuntavano e anche gli insetti. Il filo spinato spezzava i sogni. Il tatuaggio indelebile sulla pelle trasformava la persona in pezzo numerato.

sabato 26 maggio 2012

Alle donne di Ravensbruck


La cella di punizione
vestita del Silenzio
è balsamo all'anima
cenciosa
graffiata
lacerata
dalla sofferenza
dei lupi abbracciati.

Non ho fame
eppure sono giorni che non mangio
ho scambiato felice
il mio poco pane nero
per un foglio bianco
e fili d'amore posso tessere
con l'inchiostro rubato alle SS
non temendo gli artigli d'acciaio.

Anche qui ora le ceneri s'alzano
e dal Cielo scendono a terra
e abbracciano le ombre dei cadaveri,

Nella cella posso vestirmi del mio essere
posso pensare ad alta voce
posso avere nostalgia di casa
posso stringere il fazzoletto ricamato
che m'hanno regalato.

IO sopravviverò,

giovedì 24 maggio 2012

Breve biografia di Inge Auerbacher






Inge, figlia unica di  Regina e Berthold Auerbacher,  nacque un anno dopo la salita al potere dei  Nazisti. Vivevano in un piccolo villaggio  della Germania meridionale in cui il padre dirigeva la propria attività tessile. Lui, militare durante la Prima Guerra Mondiale, era stato decorato per il suo coraggio con la Croce di ferro perché era stato gravemente ferito.
La notte tra  il 9 e il 10 novembre 1938, poco prima che Inge compisse quattro anni, ci furono gravi atti contro gli ebrei in tuto il paese. Il padre di Inge fu arrestato e mandato in un campo di concentramento. Rilasciato dopo alcune settimane, la famiglia pensò di lasciare il paese ma non sapeva dove andare. Si trasferirono nel paese d’origine della madre e poco dopo il nonno di Inge morì affranto e addolorato per quanto era accaduto loro.
Terribili restrizioni furono imposte agli Ebrei per i quali la vita diventava sempre più difficile. Una cameriera che aveva lavorato per loro gli procurava da mangiare. Inge non potette più frequentare la  scuola pubblica locale e doveva camminare per tre kilometri prima di prendere il treno per frequentare la scuola ebraica di Stoccarda. Nel 1941 fu costretta a mostrare la stella gialla cucita e altri bambini sul treno la spaventavano.
Alla fine del 1941, Inge, I suoi genitori e la nonna  ricevettero la notifica di trasferimento. Il papà che era un veterano disabile della Grande Guerra, ottenne un rinvio ma la nonna fu mandata a Riga in Lettonia  dove fu uccisa.

Il 22 Agosto 1942, Inge ed I suoi genitori furono arrestati e deportati. Costretti a lasciarsi dietro ogni cosa finirono nel ghetto di Terezin in Cecoslovacchia. Inge ed i suoi genitori vennero assegnati alla sezione del ghetto riservata ai veterani disabili dove riuscirono a restare insieme. Le condizioni erano terribili. Nel ghetto si prendeva ogni sorta di malattia per le diverse epidemie. Sempre affamati, Inge ed  i suoi genitori vivevano con la continua paura di finire nei campi di sterminio in Polonia. Nel 1945 I Tedeschi iniziarono a costruire camere a gas anche a Terezin per uccidere tutti gli Ebrei rimasti. L’8 Maggio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel ghetto e Inge che aveva dieci anni fu libera insieme ad i suoi genitori.

mercoledì 23 maggio 2012

Marianne Katharina Pick , breve biografia in italiano





Marianne Katharina Pick, nota come  Käthe era l’ultima figlia di Josef Pick un noto  avvocato molto agiato la cui famiglia, ebrea,  aveva una industria tessile. La bimba nacque a meno di un anno dalla sorella che era bellissima come la madre,  Lotte Rubenstein, colta figlia di banchieri Rumeni.  Käthe  venne alla luce il 20 agosto 1895 a Vienna.  Da ragazzina cominciò a preoccuparsi dei meno fortunati, facendo la volontaria in un asilo per bambini, figli di lavoratori.  Avrebbe voluto studiare legge, ma in Austria non era possibile e cosi  si laureò all’Università di Heidelberg  sugli scambi commerciali tra il suo paese e Italia, quando era alquanto insolito per le donne laurearsi. Lei e il marito Otto Leichter divennero leader del partito Social Democratico in Austria, lui come editore di  Die Arbeiter-Zeitung  e lei come funzionario del partito. Entrambi  presero  parte alla Resistenza. Nel 1934 il marito e i due figli riuscirono a trasferirsi in Svizzera per poi trovare rifugio negli Stati Uniti. Anche lei nel 1938 era pronta ad andare all’estero ma andando a salutare la madre venne arrestata dalla Gestapo per una soffiata. Käthe Leichter fu  accusata di alto tradimento.  A Ravensbrück giunse nel gennaio 1940 e per i due anni  di permanenza nel campo lei cercò sempre di essere una leader per le donne con cui venne a contatto.  Nel Gennaio 1942  fece parte del gruppo di 1500  ebree scelte per essere trasportate a Bernburg  dove morì nella camera a gas. Un urna con le sue ceneri e l’ultima lettera da lei scritta ai figli fu restituita alla famiglia.  Rosa Jochmann, una sua cara amica di Vienna  la ricordò così “ Arrivò il giorno e poiché io ero l’anziana del blocco ebbi il permesso di arrivare alla strada del campo. La tenni per mano. Non saprò mai se sapesse che era giunta la fine. La vedo seduta ancora sul camion, nel freddo gelido, con quei meravigliosi occhi blu  darci un addio con la mano.” 

Grazyna Chrostowska, biografia in italiano


Grażyna Chrostowska nacque il 21 ottobre 1921 a Lublino in una nobile famiglia  polacca.  Orfana di madre dal 1932 il padre si occupò della sua formazione umanistica facendole frequentare una scuola adatta ai suoi interessi. La fanciulla amava l’arte, scriveva versi e prosa, amava il teatro e il cinema. Apparteneva anche a un gruppo Scout. Dopo l’occupazione della Polonia il padre divenne uno dei capi del KOP movimento di difesa della Polonia cosi lei cominciò a distribuire un volantino periodico “Vite polacche”. Venne arrestata per la sua attività insieme al padre l’8 Maggio 1941. Michael Chrostowoski fu deportato e ucciso ad Auschwitz mentre lei fu rinchiusa per mesi dalla Gestapo  nel Castello di Lublino.  Il 12 settembre di quello stesso anno fu trasferita a Ravensbrück. A beffa dei Nazisti le poesie che scrisse durante il periodo vissuto nel campo di concentramento uscirono dall’inferno.  Ne parlò la BBC a Londra dandone notizia nel 1943. Ventenne, i cui sogni erano finiti nell’acqua, sentiva che fuori c’è solo indifferenza. Si sentiva impotente e la natura intorno a lei cambiava con le stagioni. Costruzioni grigie allineate laddove pesante era il respiro della disperazione e tutto si perdeva nel silenzio nel giorno della sua fucilazione. Quel giorno Grażyna in una poesia lo paragonava alla musica di Chopin. Anche gli uccelli erano impauriti, tutto era quieto. Nella calma prima della tempesta, nel cuore intriso di nostalgia per i cari lei sognava di camminare nelle pozzanghere, voleva ascoltare il vento e sentire il respiro della primavera.  Sognava l’amore e minacciose erano le nuvole trafitte dall’inquietudine così come in quello stesso giorno la fucilazione poneva fine anzitempo alla sua giovane vita. Era il 18 Aprile 1942 e con lei  morivano i suoi sogni e quelli di  altre giovani polacche.

Il Sogno di Grazyna Chrostowska (traduzione di Teresa Lazzaro)



Leggevo in sogno le mie poesie
insieme a quelle scritte tempo fa
solo che erano in un libro grigio
scritto post mortem…

E col passare degli attimi
apparivo più fine
più pallida,
più piccola
fino a scomparire.

In ultimo 
sparivano le mani
e intatte
rimanevano le poesie
e nelle poesie
c’era il mio cuore.