Durante la shoah morirono un milione e
mezzo di bambini e neonati che Hitler considerava nemici. Un bambino è una
creatura che dipende dagli altri, un bambino è speranza, un bambino è gioia, un
bambino è orgoglio, un bambino è innocenza, un bambino è immaginazione, un
bambino è sorriso, un bambino è gioco, un bambino è responsabilità, un bambino
è purezza, un bambino è istruzione, un bambino è creatività. Secondo
l’ideologia nazista i bimbi ebrei andavano uccisi per evitare che diventassero grandi,
bisognava privarli del pane per darlo ai soldati.
Nei diari qualche ragazzino ricorda la
sofferenza provata alla requisizione delle biciclette. Allora bisognava andare
a scuola con il tram. Poi fu proibito di andare in tram e i bambini dovevano
andare a scuola a piedi. A volte camminare un’ora e mezza. Infine furono
cacciati dalle case e deportati, privati di tutto e una moltitudine mandata
nelle camere a gas al loro arrivo. Quei piedi che avevano indossato belle e
comode scarpe dovettero indossare zoccoli di legno scomodi che facevano le
piaghe. Quando gli zoccoli si consumavano i bambini restavano a piedi nudi e
c’era la neve. Faceva tanto freddo.
Il letto era sparito solo tavole dure e
coperte sporche piene di cimici per coprirsi. Dura, durissima, tremenda la vita nei campi di
concentramento dove la cattiveria incattiviva pure le mamme.
Una sopravvissuta, Goti Bauer, ricorda
nella sua testimonianza di essere diventata amica di una bimba ungherese, la
cui madre le prendeva il suo pezzetto di pane. Un esempio bello è invece quello
di Alice Herz Sommers, che durante la prigionia ebbe accanto a sé il
figlioletto di sette anni. Quando Raphael diceva di aver fame, lei se lo stringeva al petto.
Lo rassicurava dicendogli che era più importante il pane della mente. Poi
scoppiava a ridere e abbracciandolo e ridendo non pensava più di aver fame.
Alice è ancora viva, ha 108 anni, si prende cura di se stessa, suona ancora il
pianoforte tre ore al giorno, tre volte alla settimana frequenta lezioni di
letteratura, di storia ebraica e di filosofia.
La
fame terribile a che cosa spingeva? A
cercare anche le bucce di patate tra i
rifiuti. Si mangiavano le tenere erbe
che spuntavano e anche gli insetti. Il filo spinato spezzava i sogni. Il
tatuaggio indelebile sulla pelle trasformava la persona in pezzo numerato.